Memoria e tecnologia

Mi trovo di nuovo costretto a parlare di memoria e tecnologia, purtroppo i recenti fatti di cronaca mi impongono di tornare sull’argomento.

Lo stupro di Viterbo ed il bullismo nei confornti di un 60enne in Puglia, purtroppo, mi costringono di nuovo ad affrontare la materia.

Il rapporto fra le tecnologie digitali e la memoria.

Questi due ultimi atroci fatti che le cronache hanno portato alla ribalta, anche se molto diversi fra loro, hanno un fattore in comune: in entrambi casi gli episodi sono stati filmati col cellulare.

I “personaggi” (preferisco chiamarli così e non con termini volgari ma forse più efficaci) che si sono macchiati di questi crimini hanno ritenuto opportuno, non solo commettere il crimine, ma, la cosa per loro più importante è stata la voglia di rafforzare quello che stavano facendo filmandolo mentre commettevano le loro nefandezze.

Io non riesco assolutamente a capire perché si abbia voglia di “memorizzare” in qualche modo il crimine che si è commesso. Questi ragazzi, perché di ragazzi stiamo parlando ed in alcuni casi anche di minorenni, avvertivano il bisogno di avere una testimonianza di quello che stavano facendo. Forse non si rendevano conto che stavano filmando un crimine ?

Per loro era normale conservare attraverso la loro memoria digitale quello di cui si rendevano protagonisti.

Queste piccole e semplici riflessioni mi hanno portato ad una sola conclusione: non c’ è più distinzione fra bene e male, l’importante è esibire chi siamo. Non riesco a trovare altra spiegazione ai video che i media hanno diffuso per raccontare il degrado in cui si alimentano queste storie.

Chiariamo subito: il male è sempre stato raccontato attraverso le immagini. Il fotogiornalismo è pieno di scatti atroci che ricordano attimi terribili della nostra storia. Basti ricordare la foto di Letizia Battaglia scattata sul luogo del delitto di Piersanti Mattarella, fratello maggiore dell’attuale nostro presidente della Repubblica, dove si vede per l’appunto Sergio Mattarella guardare attonito il corpo del fratello ucciso da Cosa Nostra.

Questo per dire che è fondamentale che le tecnologie che caratterizzano un’epoca servano in qualche modo a testimoniare i tempi che viviamo. Ma nessuno, ne sono convinto, avrebbe immaginato l’involuzione di questo aspetto.

Le tecnologie moderne, lo smartphone, le macchine fotografiche oramai sono relegate ad esibire un egocentrismo dilagante e deformato, come appunto testimoniano i recenti fatti di cronaca. Il loro valore intrinseco che è quello di raccontare i nostri tempi e i nostri ricordi è passato in secondo piano.

Conservare la memoria non è più una priorità.

Anni fa Andy Warhol disse che ognuno aveva diritto a 15 minuti di notorietà, ma lo disse in altri tempi, era un momento in cui l’edonismo era innocente e non raccontava di violenza.

Condivido in toto l’affermazione di Warhol perché credo che in democrazia sia assolutamente legittimo esprimere il proprio parere ed affermare anche il proprio modo di sentire le cose.

Credo che a questo Andy Warhol si riferisse quando fece questa affermazione.

Sono convinto che non immaginava l’atrocità in cui abbiamo declinato il suo pensiero.

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